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La ricerca artigianale

Il posto per migliorare il mondo è innanzi tutto nel proprio cuore,

nella propria testa e nelle proprie mani;

è da qui che si può partire verso l'esterno. 

 

Robert Pirsig  [18]

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Viaggiando mi imbatto in un altro segnale, un cartello molto visibile, che risponde alla domanda "Cosa sto facendo?". Dice attività artigianali. Tutti sanno, anche chi non percorre la strada dell'operatore sociale, che in moltissimi servizi riabilitativi si eseguono attività artigianali. Non tutti, però, conoscono il perché.

L'artigianato, sorto in società antichissime, è stato di vitale importanza. Nel corso della sua evoluzione, l'uomo ha sempre cercato tecniche e strumenti che permettessero non solo di sopravvivere, ma anche di migliorare la qualità della vita. Per questo la prima funzione delle pratiche artigianali è di prendersi cura di sé e dei propri simili. Proprio perché l'artigianato ha una prerogativa costruttiva, stimola le persone a strutturare le proprie caratteristiche, talvolta per proporsi al mondo esterno in modo attivo, cioè con esplicite intenzioni di manipolazione, altre volte per proteggersi dagli elementi naturali, dagli animali e dagli altri uomini. Un modo difensivo nei confronti di un mondo ritenuto come qualcosa che appartenga agli altri: ad un dio o ad una serie di dei o di idee che nel corso dei tempi hanno assunto varie identità, da Zeus al denaro.

Ai nostri tempi la pratica artigianale non risponde ad un disagio, almeno apparentemente. In un contesto educativo le pratiche artigianali si attuano per favorire nell'individuo l'evoluzione di abilità cognitive e manuali. Inoltre, l'individuo lavora, occupa il suo tempo. I manufatti costruiti sono apprezzati e venduti. L'individuo riveste il ruolo di lavoratore e in questo trova una ragione d'essere. Si sente utile, non emarginato.

Rovistando nel passato vedo che la mitologia greca ci propone Atena come protettrice degli artigiani. A lei sono attribuite le invenzioni della misurazione, quindi della regola, ma anche del telaio e del tornio del vasaio, entrambi strumenti di limitazione e di contenimento.

Atena non viene partorita, ma fuoriesce dalla testa di Giove; per questo è considerata la dea della ragione. È raffigurata con una lancia o una spada per dividere e con uno scudo per proteggere. Esporrò più avanti come la divisione, la scelta e il discernimento, come anche la protezione siano aspetti fondamentali delle pratiche artigianali.

Nella tragedia Le Eumenidi, Eschilo ci parla delle Erinni, forze istintive. Somigliano molto alle “voci” che sentono gli psicotici: tormentano e opprimono Oreste, l’eroe. Atena, vista qui come dea della prudenza, assieme a Peitho la persuasione, convince le Furie (come sono anche chiamate le Erinni), a non infierire, e lo fa offrendo loro un posto nell'Olimpo.

«Esse [le Erinnimantengono la loro specifica identità. Rimangono "outsiders" […] anche se hanno ricevuto un posto. In questo contesto "dare un posto", cioè né rimuovere né trasformare, equivale a risanare archetipicamente» [19]

Per questo Atena mi ricorda che l'artigianato può espletare alla funzione riabilitativa istituzionale, nel senso di inserire nella società figure considerate in un primo tempo 'devianti'.

Per la società è sufficiente che i processi cognitivi e motori appresi servano a questo: trovando un posto per chi era già stato escluso, tacciato come disabile, insufficiente mentale, la collettività in qualche modo evita la paura della diversità e sopisce il proprio sentimento di colpa insorto in seguito all'esclusione di alcuni membri di essa.

Tuttavia, mirando all'ingresso nel mercato del lavoro, non si giustifica l’impiego così diffuso dell’artigianato, del fatto a mano. Piuttosto, nei servizi riabilitativi l'artigianato è proposto per assicurare quel terreno fertile di regole collettive sul quale si radica il singolo individuo.

Quotidianamente mi esercito nella pratica concreta e, oltre a questa, cerco di approfondire attraverso l’evoluzione del linguaggio, la storia e il senso di pratiche artigianali che si svolgevano alcuni millenni fa e tuttora vive.

L’analisi etimologica mi rivela che dalla radice ARE derivano termini quali arte, artigianato e articolazione, ma anche ordine e armonia, spalla e braccio (inglese e tedesco arm). Sempre dalla stessa radice si sono evoluti i termini rito e ritmo.

Ricomponendo le diverse indicazioni mi raffiguro l'artigianato come un muoversi ordinato del corpo su attrezzi, che risponde ad un rituale. I valori collettivi del mito e del linguaggio mi riportano alla “regola” non del singolo individuo, non della nostra società, ma della storia dell'umanità. Perciò il valore dell'artigianato incorpora in buona parte l'anima delle regole che da sempre guidano i rapporti tra gli uomini. Per questa ragione ritengo che sia importante ridare alle attività artigianali una sacralità, che l’automatizzazione e l’industrializzazione hanno loro tolto. Infatti, nel approccio animistico l’artigiano è in intimo contatto con il suo prodotto.

Con l’avvento dell’industria e della meccanizzazione dei processi produttivi, l’operaio, ruolo sociale, più che l’individuo in prima persona, viene a contatto soprattutto con la macchina e solo indirettamente con il prodotto, tanto che è improprio denominare quest’ultimo manufatto. Allo stesso modo l’artigiano è valorizzato nel ruolo di produttore, piuttosto che in quello di creatore. Nel creare si manifesta l’anima, che è continuità e non conosce limiti di tempo. Per questo l’aspetto animico, rituale dell’artigianato è stato importante un tempo e lo è tuttora. Intere culture e popolazioni sono contraddistinte e riconosciute per le loro tradizioni artigianali.

Arnold Hauser osserva che «Spesso l’origine di una tradizione è più antica del bisogno con cui viene motivata e non di rado il significato che con essa si collega non è altro che la razionalizzazione posteriore di un modo di comportarsi e di agire, il cui significato è andato perduto [...] Spesso un simbolo esiste prima del senso che gli è affibbiato.» [20]

Così, cercando di "vivere" il valore del simbolo, imbocco la via della ricerca artigianale. Nel nostro mondo occidentale, dove troviamo già tutto preconfezionato, il momento della ricerca ha assunto una posizione secondaria; eppure, oltre alla tecnica, richiede anche estro e creatività che scaturiscono dalle nostre emozioni di esseri umani, membri di una collettività.

Allora, più che descrivere le tecniche delle attività artigianali mi avventuro verso il senso più antico e nascosto delle pratiche che maggiormente attraversano la mia esperienza: ceramica e tessitura.

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[18] R. Pirsig, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi, 1981

[19] J. Hillman, Ananke e Atena, la necessità di una psicologia anormale, in La vana fuga dagli dei, Adelphi, 1991

[20] A. Hauser, Sociologia dell’arte, vol. 1, Einaudi 1977

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